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Abbiamo riflettuto molto su come festeggiare l’otto marzo.
Non amiamo le mimose, fiori troppo fragili che seccano subito e non ti lasciano nemmeno il tempo di capire perchè, nel terzo millennio, le donne abbiano ancora bisogno di una giornata per essere pensate.
Così abbiamo deciso di celebrare nell’unico modo che per noi avesse senso.
Con un menu che utilizza solo materie prime di produttrici donne.
Persone straordinarie
che alle 4 di mattina sono già in stalla a mungere capre o a far nascere vitelli.
Che conoscono la fatica della terra, il ritmo delle stagioni, le storie sussurrate dalle viti.
Che fanno tradizionalmente maschili, in modo diverso, con grazie e grinta, con rispetto e sensibilità. Perché anche madre terra è donna.
Ma anche così l’otto marzo non ci sembrava completo.
E allora abbiamo voluto fare una piccola cosa anche per tutte quelle donne che non possono vivere la loro vita perché vittime di relazioni tossiche e violente.
Parte del ricavato della serata verrà donato al Centro antiviolenza LiberaMente di Pavia, una goccia nel mare, ma tante gocce possono far crescere un giardino nel deserto.